DI ANTONIONI E SU ANTONIONI

22-08-2013

Scritti di Antonioni e su Antonioni.

“Solo il grande schermo può rendere piena giustizia alla ‘messa in scena’ di Antonioni. Il punto focale messo sulle pale di un ventilatore elettrico, che ruotano, all’alba; una macchina con un corpo all’interno, recuperata da un fiume. Un lampione al tramonto, una coppia su un sofà. E ancora, persino il nostro essere tratti in inganno può giocare un ruolo nella dinamica generale: personaggi che ricordano vagamente Piero e Vittoria, nel film di Antonioni, passano per l’incrocio dove loro due non riescono a vedersi, a incontrarsi, stuzzicandoci con le possibilità. La vigilia del desiderio, che diventa non solo quella dei personaggi ma anche la nostra, rimane insoddisfatta”.  Roland Barthes

“Perché pensate che l’erotismo sia così prepotente, oggi, nella nostra letteratura, nelle rappresentazioni a teatro, dappertutto? E’ un sintomo del male emotivo del nostro tempo. Ma la nostra preoccupazione nei confronti di ciò che è erotico non diventerebbe ossessione, se Eros fosse sano – se noi rimanessimo nella nostra dimensione umana. Ma Eros è malato; il genere umano non sta bene, qualcosa lo preoccupa. E ogni qual volta qualcosa lo preoccupa, il genere umano reagisce, ma reagisce male, solo con l’impulso erotico stesso; ed è infelice”. (Michelangelo Antonioni a Cannes)

“La vostra attenzione come artista è un’attenzione amorosa, un’attenzione di desiderio’” (Lettera di Roland Barthes a Michelangelo Antonioni)

“Provo il bisogno di esprimere la realtà in termini che non siano affatto realistici” Michelangelo Antonioni

“Vorrei, caro Antonioni, che tu mi prestassi per un attimo qualche tratto della tua opera per permettermi di fissare le tre forze, o, se preferisci, le tre virtù che ai miei occhi costituiscono l’artista. Le dico subito: la vigilanza, la saggezza e la più paradossale di tutte, la fragilità.”  Roland Barthes

«Dopo aver passato due ore in tua compagnia ed aver vissuto come in sogno le tue angosce voglio dirti, anche rozzamente magari, che dei tuoi film che ho visto, questo mi sembra, il più compiuto, il più puro, il più essenziale. Sincero fino a farmi provare imbarazzo» Federico Fellini, dopo aver visto Professione reporter

“Quando comincia o termina certe inquadrature su forme quasi astratte, oggetti o dettagli, lo
fa in uno spirito pittorico?” (Intervista di Jean-Luc Godard ad Antonioni sul film Deserto Rosso, novembre 1964)
“Sento il bisogno di esprimere la realtà in termini che non siano del tutto realistici. La mia linea
bianca, astratta, che entra nell’inquadratura all’inizio della sequenza della stradina grigia
m’interessa molto di più della macchina che sta arrivando: è un modo di affrontare il personaggio
partendo dalle cose, più che dalla sua vita. In fondo la sua vita mi interessa molto relativamente. È
un personaggio che prende parte alla storia in funzione del suo essere donna, del suo aspetto e del
suo carattere femminile, che per me sono l’essenziale. Ed è proprio per questa ragione che ho
voluto far recitare questa parte in modo un po’ statico.” M. A.

“I dialoghi sono più semplici e più funzionali di quelli dei suoi film precedenti: forse perchè la
loro funzione tradizionale di “commento” viene svolta dal colore?” Jean-Luc Godard
“Sì, credo sia vero. Diciamo che qui i dialoghi sono ridotti al minimo indispensabile, e che, in
questo senso, sono legati al colore. Per esempio, non avrei mai girato la scena nella baracca in cui si
parla di droghe e di sostanze eccitanti senza utilizzare il rosso. In bianco e nero non l’avrei proprio
girata. Il rosso induce nello spettatore uno stato d’animo che gli permette di accettare quel dialogo.
È il colore giusto per i personaggi (che ne vengono giustificati) e anche per lo spettatore.” M.A.

“Il personaggio di Vittoria in L’eclisse è il contrario di quello di Giuliana (Deserto Rosso). In L’eclisse Vittoria è una donna calma ed equilibrata, che riflette sulle sue azioni. La crisi in L’eclisse è una crisi dei sentimenti” (Michelangelo Antonioni intervistato da Jean-Luc Godard).

“Noi sappiamo che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà, e sotto quest’altra un’altra ancora, e di nuovo un’altra sotto quest’ultima, fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa che nessuno vedrà mai, o forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà.” Michelangelo Antonioni

“Quando tu, Antonioni, dichiari in un’intervista con Godard: ‘Provo il bisogno di esprimere la realtà in termini che non siano affatto realistici’, tu testimoni una corretta percezione del senso: non lo imponi, ma non lo abolisci. Tale dialettica conferisce ai tuoi film una grande sottigliezza: la tua arte consiste nel lasciare la strada del senso sempre aperta, e come indecisa, per scrupolo. E’ proprio in questo che tu assolvi il compito dell’artista di cui il nostro tempo ha bisogno: né dogmatico, né insignificante”. Roland Barthes

 

 

 

 

 

 

 

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