Adriano Zanni – Red Desert Chronicles

1-10-2014

Sono nato a Ravenna nell’anno di uscita di “Il Deserto Rosso”. Vivo nella Ravenna del petrolchimico, delle piallasse, delle banchine del porto e delle deserte spiagge invernali.

L’amore per il film di Michelangelo Antonioni e per i luoghi nei quali è ambientato, mi spinsero ad iniziare una ricerca sonora basata su registrazioni ambientali (Field Recordings) effettuate nelle location originali del film. L’assemblaggio e la manipolazione elettronica di queste registrazioni sfociarono nel 2008, nella pubblicazione di un CD intitolato “Piallassa (Red Desert Chronicles) “ per l’etichetta discografica veneta Boring Machines.

Il progetto di ricerca non si è esaurito con la pubblicazione del CD, non si è mai interrotto, ma trasformato divenendo un programma fotografico.

Le continue esplorazioni del luoghi , del territorio, la documentazione delle mutazioni avvenute nel tempo, l’osservazione delle ferite lasciate aperte dalla selvaggia industrializzazione degli anni ’60 e la ricerca di ciò che resta delle atmosfere descritte da Antonioni nel suo Deserto Rosso mi hanno spinto a cercare di descrivere il mio Deserto Rosso per immagini, le immagini che sono contenute in questo lavoro fotografico realizzato sempre per Boring Machines (La chiusura del cerchio).

In questo Red Desert Chronicles (Postcards from Ravenna) ci sono 10 anni della mia vita, delle mie visioni e del mio amore per questi luoghi, c’è  il mio racconto di questa città e infine c’è  il mio modesto tentativo di rendere omaggio ad uno dei più grandi narratori cinematografici di sempre, ad un grande film, ma  forse è più giusto dire che c’è tutta la mia vita.

50 anni con Deserto Rosso, una vita intera.

Cronache dal Deserto Rosso di Federica Angelini

Il Deserto Rosso è il posto dove viviamo e dove vive Adriano Zanni. Che poi è Ravenna, e le vicinanze. Questo nome così suggestivo l’ha trovato Antonioni con quel film che ha fatto la storia del cinema mondiale, e anche la storia di questa città e della sua narrazione: per la prima volta ha dovuto guardarsi allo specchio e vedersi cambiata da quello che i suoi abitanti forse pensavano ancora che fosse. Era il 1964 quando uscì quel film, l’anno di nascita di Adriano. Ma non basta di sicuro questa coincidenza temporale per spiegare la follia dell’impresa a cui, a metà degli anni 2000, si dedicò Adriano: tornare sulle tracce dei fotogrammi di Antonioni armato di macchina fotografica e, soprattutto, dell’apparecchiatura per registrare i suoni. Ne scaturì un disco, una ricostruzione sonora che disegnava un paesaggio, quel paesaggio che sono i dintorni di Ravenna dove le ciminiere del polo chimico continuano, per quanto sempre più fievolmente, ad affacciarsi sulla bellezza delle piallasse, specchi d’acqua per metà dolce e per metà salata, per metà lago e per metà già mare popolati da pescatori e varie specie animali. Uno stridore con cui i ravennati convivono, appunto, dagli anni Sessanta. Per fuggire dalla piccola città basta prendere via Baiona; le fabbriche a destra, le piallasse a sinistra, in fondo la pineta, la spiaggia di sabbia e il mare. D’estate è facile. D’inverno i più se lo scordano. Forse anche per questo le foto che Adriano per oltre due anni ha postato ogni singolo giorno o quasi sul blog di Ravenna&Dintorni sono state un appuntamento per noi ravennati con noi stessi, con qualcosa che peraltro tendiamo facilmente a rimuovere se non in occasione delle celebrazioni della trafila garibaldina o la demolizione di qualche capanno abusivo. Accanto a questo, Adriano ha raccontato periferie urbane come la Darsena di cui tutti invece parlano da decenni, di cui tutti annunciano e attendono il decollo e che sono invece immobile in una decadenza post-industriale rispetto alla quale da sempre preferiamo fermarci all’apparenza: dentro gli uffici a cercare le tracce del lavoro che c’era e non c’è più nessuno si azzarda a entrare. Così come nessuno va a trovare gli animali del circo quando non sono in scena o si sofferma troppo a osservare le case di campagna mezzo diroccate o quelle della cinta urbana demolite, tanto meno gli oggetti restituiti dal mare, sulla battigia. Quanti oggetti colti dopo in quegli scatti. Dopo lo splendore, dopo l’utilizzo, dopo una metamorfosi di ciò che li circondava e che li ha resi inutili. Adriano ci costringe a guardare non solo quello che non riusciamo a vedere intorno a noi, ma anche quello che a volte forse non vorremmo vedere. Ora in questo oggetto che non è un libro e in cui ognuno può disporre le immagini un po’ nell’ordine che preferisce non ci sono le parole di Adriano che invece nel blog danno il titolo a ogni immagine aggiungendo (o togliendo) contenuti, indirizzandone la lettura, dando loro la forma di un piccolo racconto. In questa scatola c’è invece il romanzo by Adriano Zanni che ognuno può comporre a suo piacimento, tanto il risultato essenziale non cambia: questo è il deserto rosso oggi. In bianco e nero, rarefatto, intenso, struggente, commovente, divertente, piatto, noioso, sempre uguale, sempre diverso, fatto di dettagli, di prospettive sghembe che ci dicono di un posto diverso da quello in cui molti di noi pensano di abitare.

Ravenna, Marzo 2014

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Contatto per l’acquisto del box di cartone serigrafato a mano contenente 61 stampe fotografiche: email  drnznn@gmai.com

http://www.ilpost.it/adrianozanni/2014/09/11/red-desert-chronicles-postcards-from-ravenna/

http://www.fotovisura.com/user/adrianozanni/view/red-desert-chronicles

http://www.ravennaedintorni.it/ravenna-notizie/43222/le-struggenti-cartoline-dalla-ravennapost-deserto-rosso-di-adriano-zanni-.html

http://www.ilpost.it/adrianozanni/

http://www.az64.org/

 

 

 

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