Doris Cardinali intervista Craig Redman

8-10-2011

Craig Redman è un artista australiano che vive e lavora a New York. Gestisce uno studio assieme a Karl Maier (Craig&Karl), e anche se vivono ai lati opposti del mondo (New York e Sidney) collaborano quotidianamente per produrre un lavoro brillante e creativo.
Craig&Karl hanno esposto in tutto il mondo, in particolare al Musée de la Publicité, Louvre. Hanno lavorato a progetti per clienti come LVMH, Nike, Apple, Vogue, Microsoft, Converse, MTV and The New York Times.

1. Per farmi un’idea del vostro lavoro, quello tuo e di Karl Maier, ho curiosato sul vostro sito:
la prima cosa che rimbalza agli occhi è il vostro modo di lavorare, cioè tu a New York e Karl a Sidney. Com’è nata questa originale collaborazione?

Karl e io ci siamo conosciuti quando avevamo 17 anni, ci siamo incontrati durante il primo semestre di studi d’arte e da allora abbiamo lavorato insieme in vari modi. Noi abbiamo la medesima concezione estetica e lo stesso approccio ai progetti così possiamo lavorare in squadra come si richiede a una squadra quando le circostanze lo richiedono, indipendentemente dalle diverse ubicazioni.

2. I lavori abbracciano l’ambito della comunicazione (avete esposto anche al Musée de la Publicité, per esempio) e quello del marketing, progettando opere per marchi famosi come Vogue e Apple. In questa singolare convivenza di forme, colori e non propriamente definiti “artistici”, come pensi si
collochi il tuo lavoro e come lo definiresti?

Credo di essere ancora in una fase di elaborazione del mio lavoro. Ho studiato per diventare designer, così mi è risultato naturale dedicarmi al lavoro commerciale, mi piace e mi diverto un sacco a vedere le mie opere sui prodotti, ecc…, anche se questa attività non si colloca perfettamente nel mondo dell’arte. Però mi piace anche esporre, e per ora cerco di trovare un equilibrio tra le due cose.

3. In merito alla mostra “Craig Redman Solo Show: GUISE”, organizzata da Slam Jam, verranno esibiti una serie di ritratti, tra cui quello di Michelangelo Antonioni:

  • Che tipo di tecnica è stata usata per realizzare i ritratti?

In un primo momento conduco una ricerca su chi voglio ritrarre, sono sempre persone che ammiro, per via del loro lavoro o della loro personalità o anche per via delle loro caratteristiche facciali. Poi perlustro internet per le immagini, prendendo le parti che mi piacciono e le ricompongo con Photoshop. In seguito ridisegno a mano l’immagine prima di scannerizzarla di nuovo nel computer per rifinirla e colorarla. Se il prodotto finale è una stampa verrà poi salvata in formato digitale o serigrafato, se è un dipinto comincerò la fase di trasferimento dell’immagine sulla tela.

  • Come si inserisce nel tuo lavoro la figura del regista italiano?

Per la mostra di Slam Jam ho voluto mescolare un insieme variegato di icone della cultura popolare che amo e rispetto. È stato importante ottenere un buon mix di artisti, registi, musicisti e anche di personalità dello sport da una prospettiva che fosse al contempo globale e italiana e Antonioni si adatta perfettamente al connubio finale.

  • Che legame ha il tuo lavoro con il cinema di Antonioni?

Durante il college i miei amici e io eravamo soliti vedere i film di Antonioni, in particolare quelli degli anni ‘60-70. Sono sempre stato particolarmente attratto dal modo in cui usava i colori, sia quelli dei suoi paesaggi, delle scenografie o anche dei vestiti dei personaggi. Anche il modo di mettere in scena ha un’alta qualità grafica che mi ha ispirato notevolmente sia in passato che nel presente.

  • Hai già esposto in Italia? Dove?

Le mostre curate da Slam Jam [a Milano e a Ferrara] sono le prime!

  • Sei felice di esporre le tue opere nella città natale di Antonioni?

È per me un grande onore poter esporre il ritratto e la scultura di Antonioni nella sua città natale. Ero preoccupato per come avrebbe reagito la gente dal momento che Antonioni ha un rapporto e un significato molto speciali con la città, ma tutti hanno sostenuto il progetto e per questo sono molto grato.

4. Eventi come la tua mostra in Italia vengono sempre ben accolti e stimolano l’interesse della gente. Come saprai, la crisi ha comportati i tagli ai fondi per cultura e per l’arte in Europa e nel nostro Paese. Cosa pensi di questa situazione? Come ti sembra il mondo dell’arte oggi?

Penso che se sei un artista, crisi economica o no, tu abbia comunque la passione per creare un’opera e condividere un messaggio.
Malgrado io sia abbastanza cinico, penso che ci sia un ottimismo piuttosto fiducioso nel mio lavoro – che è luminoso, audace, divertente e infine vuole rendere felici. Cerco complessivamente di creare un lavoro efficace che sia pieno di messaggi semplici eseguiti in maniera creativa e spesso spiritosa.
In tempi difficili noi elaboriamo a fondo delle idee e diveniamo più pratici su come potremmo produrre un’opera d’arte o una mostra e questo è veramente una buona lezione da ricordare nei periodi migliori. Gettare più denaro in qualcosa non produce automaticamente un risultato superiore, alla fine è l’idea ciò a cui le persone sono maggiormente interessate.

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.