Corrispondenza Antonioni – Caretti

18-02-2022

Una lettera di Michelangelo Antonioni a Lanfranco Caretti

Roma, 25 Febbraio 1956 Via Archimede 44, Roma

In questa lettera, scritta a macchina come d’abitudine per Antonioni che riteneva di avere una brutta calligrafia, risponde al professor Lanfranco Caretti che lo aveva invitato a Pavia.  Emerge anche la difficoltà, da parte di Antonioni, di parlare in pubblico che non si riteneva all’altezza e temeva di non dire “cose giuste”. E’ interessante constatare come Michelangelo non avesse superato il complesso di inferiorità sviluppato  quando, espulso dal liceo classico si era dovuto iscrivere ad un istituto tecnico. Nel cenacolo di Caretti, Bassani e altri, frequentato da giovane a Ferrara, Antonioni ascoltava molto e parlava pochissimo, proprio a causa di questo complesso.

Antonioni scrive a Caretti

Antonioni scrive a Caretti

 

Screenshot 2022-02-18 at 12-53-06 (6) Prof Lanfranco Caretti Facebook
BIOGRAFIA
Lanfranco Caretti nasce a Ferrara il 3 luglio 1915. Il padre, Renato, dirige il Consorzio delle Bonifiche Ferraresi ed è un appassionato di musica (come altri in famiglia), tanto da animare il locale Circolo Mandolinistico e sovrintendere alle scelte della programmazione operistica del Teatro Comunale. La madre Antonietta, professoressa di Francese nell’Istituto Magistrale Giosue Carducci, vive con fervore l’eredità ottocentesca di autonomia femminile attraverso l’insegnamento; e già la nonna paterna, Noretta, aveva dato vita a una intensa attività culturale. Il giovane Lanfranco frequenta con successo il Liceo Ginnasio Ariosto (dove ha per compagno Giorgio Bassani, che ne farà un personaggio nel suo romanzo Dietro la porta, in cui rievoca quegli anni di scuola), e nella sua città partecipa anche alla vita sportiva, dal calcio al tennis. Proprio al Tennis Club Marfisa di Ferrara, che frequenta insieme a Bassani, la sua strada si intreccia anche con quella di un altro ferrarese illustre, Michelangelo Antonioni, e tutti insieme cominciano a scrivere sulla terza pagina del “Corriere padano”.
Gli studi proseguono alla Facoltà di Lettere di Bologna, dove, nel suo ricordo, le figure per lui più importanti sono il grande critico d’arte Roberto Longhi, il filosofo Rodolfo Mondolfo e lo storico della letteratura Carlo Calcaterra. Si laurea a 23 anni, nel 1938, con una tesi sull’edizione delle lettere della ferrarese Olimpia Morata, e già l’anno successivo vince il concorso e diventa professore nel suo liceo di Ferrara: un anno importante, questo 1939, visto anche che a luglio si sposa con Vittorina Sarasini, che sarà la sua amatissima compagna per tutta la vita. Di lì a poco vince per concorso un comando all’Accademia della Crusca presso il Centro di Studi di Filologia Italiana fondato da Michele Barbi, e può così, nella primavera del 1940, trasferirsi a Firenze. Il direttore del centro, Luigi Foscolo Benedetto, gli affida l’edizione delle Rime del Tasso. Ma ormai la guerra incombe e nel 1942 viene richiamato alle armi: la moglie e la figlia (che rivedrà solo a guerra finita) tornano a Ferrara. L’8 settembre 1943 lo trova al comando di un reparto italiano in servizio presso una batteria tedesca in Sardegna: potrebbe essere – come per tanti altri in quei terribili momenti – una situazione senza via d’uscita se non tragica, ma Caretti riesce con uno stratagemma a sganciarsi dai tedeschi e porta in salvo i suoi soldati, entrando poi a far parte dell’esercito di liberazione fino all’agosto 1945.
A guerra ormai finita, non essendo più disponibile la casa di Firenze distrutta da una bomba. rientra a Ferrara, a insegnare nel liceo classico Ariosto, ma decide poi di tornare nuovamente a Firenze, dove riprende il lavoro sulle Rime del Tasso (e nel 1947 ne pubblica il progetto di edizione) e dove comincia a insegnare al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci: tra i colleghi, Eugenio Garin e Mario Luzi. Sono nati nel frattempo altri due figli. Nel 1948 consegue la libera docenza e nel 1949 torna alla Crusca che viene riaperta. Intanto, si lega a due personaggi dell’università fiorentina, che saranno per lui due maestri indimenticabili: Giuseppe De Robertis, che nutre la sua passione per la letteratura contemporanea, e Giorgio Pasquali, che arricchisce la sua prospettiva filologica ma anche il suo slancio anticonformista.
Nel 1951 vince il concorso universitario, e dopo un anno all’Università di Urbino, viene chiamato a Pavia. Ed è a Pavia che, nel novembre 1952, esordisce con la sua famosa prolusione Filologia e critica, dove imposta lucidamente il problema di un interscambio tra questi due aspetti del lavoro letterario: un problema che rimarrà a lungo al centro del dibattito culturale. Le pubblicazioni si susseguono: il Saggio sul Sacchetti nel 1951 (grazie a Benedetto Croce che lo ha introdotto da Laterza), e poi, muovendosi appunto tra filologia e critica, i lavori su Parini, Ariosto, Tasso e Alfieri. E soprattutto su questi ultimi tre tornerà spesso e in vario modo nella sua lunga carriera: basterà ricordare il volume – più volte ristampato – su Ariosto e Tasso (Torino, Einaudi) insieme alle fortunate edizioni commentate dell’Orlando furioso e della Gerusalemme liberata, l’edizione dell’Epistolario dell’Alfieri e gli Studi sulle rime del Tasso (Roma 1950 e 1973). Insieme alla sua attività di studioso, gli anni di Pavia mettono anche in piena luce le sue grandi doti di professore. In prima linea nella riorganizzazione di quella facoltà di Lettere, Caretti favorisce infatti l’arrivo di giovani docenti come Cesare Segre e Maria Corti, e inaugura gli incontri con i nuovi scrittori, come Italo Calvino o Vasco Pratolini: da tanto fervore trarranno giovamento i suoi allievi.
Nel 1964 viene chiamato a Firenze, sulla cattedra che era stata del suo amato Giuseppe De Robertis. Comincia per Caretti una straordinaria stagione di impegno in una Facoltà che annovera in quel periodo molti dei protagonisti del dibattito culturale italiano, da Gianfranco Contini a Giovanni Nencioni, da Eugenio Garin a Cesare Luporini, da Delio Cantimori a Ernesto Ragionieri a Rosario Villari, insieme ai più giovani come Ludovico Zorzi e Ettore Casari. Il suo appassionato e innovativo insegnamento e la sua intelligenza appariranno in piena luce nel periodo della contestazione quando, insieme ad alcuni colleghi, trasforma la didattica della Facoltà di Lettere in un sistema di seminari che avrà risultati straordinari nella formazione degli studenti: molti di loro diverranno le nuove leve universitarie. Sono di questi anni gli studi innovativi su Manzoni (il romanzo ma anche La colonna infame) e su Ariosto, dei cui Cinque canti procura anche un’edizione, e quelli numerosi su scrittori (in particolare Sereni e Solmi) e critici novecenteschi, che confluiscono nel volume Sul Novecento, Pisa 1976 (e del 1976 è anche Antichi e moderni, Torino, Einaudi, che raccoglie molti dei suoi saggi più importanti).
I successi della carriera pubblica non sono stati però a discapito della vita privata, ricca di passioni come la musica, il teatro, lo sport (a cui ha dedicato il volume Lingua e sport nel 1973) e soprattutto ricca di affetti: la moglie, i figli, i numerosi nipoti, gli amici, e i suoi giovani studenti.
Lanfranco Caretti è morto a Firenze il 4 novembre 1995 ed è sepolto a Ferrara. Per sua volontà, la sua biblioteca, dove rare edizioni cinquecentesche sono affiancate da quelle spesso preziose dei romanzieri e poeti moderni e contemporanei (e dalle collezioni di rare riviste), è stata donata insieme al suo archivio alla Biblioteca Ariostea della sua prediletta città.

 

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Scena del film "Le amiche" - Regia Michelangelo Antonioni - 1955 - Le attrici Valentina Cortese, Anna Maria Pancani ed Eleonora Rossi Drago

Scena del film “Le amiche” – Regia Michelangelo Antonioni – 1955 – Le attrici Valentina Cortese, Anna Maria Pancani ed Eleonora Rossi Drago

 

 

 

 

 

 

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