Rientrato in Italia si mantiene traducendo alcuni libri portati dalla Francia e altri dall’inglese. Grazie al sostegno del dirigente sezione documentari dell’Istituto Luce, Minoccheri, nel 1943 Antonioni inizia le riprese di un documentario “Gente del Po”. Gli avvenimenti politici conseguenti all’8 settembre del ’43, lo costringono a interrompere il montaggio del film, che viene sequestrato dai repubblichini. Per sfuggire alle retate dei tedeschi, si rifugia prima a casa dell’amico Antonio Pietrangeli, sulle montagne abbruzzesi e, poi, tornato clandestinamente a Roma, a casa di Francesco Pasinetti, assieme a Giorgio Bassani. Tra il ’44 e il ’45, traduce Chateaubriand (Mala), Paul Morand (Monsieur Zéro) e Gide (La porte étroite); partecipa, inoltre, alla stesura di due sceneggiature per Visconti, entrambe non realizzate, la prima – “Furore” – con De Santis, Puccini e Vasco Pratolini, la seconda – “Il processo di Maria Tarnowska” – con Piovene e Pietrangeli.

Finita la guerra, Antonioni collabora a varie riviste cinematografiche; recensisce tra gli altri La terra trema di Visconti, Ivan il terribile di Ejzenstejn e Enrico V di Olivier. Nel 1947 finalmente recupera e monta parte del materiale (solo trecento su seicento metri di pellicola) di Gente del Po. L’anno successivo, oltre a realizzare il secondo documentario, N. U. (Nettezza Urbana), collabora alla sceneggiatura di Caccia tragica, esordio nella regia dell’amico Peppe De Santis. Nel 1949 gira altri tre documentari: L’amorosa menzogna, Superstizione e Sette canne e un vestito. Torna poi al mondo dei fumetti, trattato ne L’amorosa menzogna, con il soggetto per un lungometraggio che vorrebbe girare con la collaborazione di Fellini e Pinelli, Lo sceicco bianco. In attesa di una risposta da parte di Ponti, si reca a Bomarzo per le riprese de La villa dei mostri. Al suo ritorno, cede il soggetto de “Lo sceicco bianco” a Ponti. Lo realizzerà due anni dopo Fellini.

Con La funivia del faloria, del 1950, si conclude il periodo dei documentari. Nello stesso anno realizza Cronaca di un amore , il primo lungometraggio. Sono due persone conosciute per caso, Daniele D’Anza e Gino Rossi, a presentarlo a Franco Villani che decide di finanziare parte del film anche se il soggetto non gli piace. Per il resto del finanziamento necessario Antonioni chiede aiuto a Marco Ferreri il quale, sulla parola di un amico che promette di partecipare alla produzione, anticipa il denaro firmando cambiali per cinquanta milioni; a riprese iniziate, scaduta la prima cambiale, l’amico rivela a Ferreri di aver scherzato. Il film rischia di saltare ma si trova un altro produttore, Stefano Caretta. “Cronaca di un amore” non ha molta fortuna: rifiutato al Festival di Venezia, si impone all’attenzione di pubblico e di critica ma non riscuote gran successo, anche perché, a causa del fallimento della Fincine, rimane nel circuito commerciale solo per pochi mesi.

Due anni dopo, nel 1952, la Film Costellazione di Diego Fabbri gli propone di dirigere un film sulla cosiddetta gioventù bruciata. Inizialmente non comprende le intenzioni moralistiche e pedagogiche dei produttori e, traendoli da eventi realmente accaduti, scrive i tre episodi che avrebbero dovuto comporre I vinti. Gli ostacoli posti da produzione e censure italiana e francese – per le quali sarebbero troppo evidenti i riferimenti politici e poco evidenziata la morale – costringono l’autore a continui tagli e rimaneggiamenti che faranno del film un’opera incompleta e assolutamente lontana dal progetto iniziale, eccetto l’episodio inlese per il tono della narrazione e per il suo -grigio, laico pessimismo. Terminate le riprese de I vinti, Antonioni intraprende subito quelle de La signora senza camelie. Anche in questo caso le circostanze non favoriscono l’autore. Gina Lollobrigida, scelta per il ruolo della protagonista, si ritira dopo aver firmato il contratto; Sofia Scicolone, allora solo una comparsa di Cinecittà, ancora sconosciuta, viene scartata dalla produzione. Lucia Bosé, sulla quale si ripiega, appare fisicamente inadatta al ruolo. All’uscita nelle sale verrà da molti sottovalutata la rivoluzione linguistica che il film apporta.

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