Abitare il deserto di Alberto Giorgio Cassani

9-10-2014

Abitare il deserto Tre saggi su Michelangelo Antonioni di Alberto Giorgio Cassani

Alberto Giorgio Cassani
Alberto Giorgio Cassani (1960) vive e lavora a Ravenna e a Venezia, dove insegna (Accademia di Belle Arti di Venezia e di Ravenna). Laureato con lode alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dottore di ricerca in Conservazione dei beni architettonici nel 1993 sempre al Politecnico, dal 1996 al 2002 è stato nel medesimo ateneo anche docente a contratto di Teorie e storia del restauro. Redattore di «Albertiana» (Olschki), organo della Société Internationale L.B. Alberti, di «Anfione e Zeto», rivista di architettura e arti (Il Poligrafo) e dell’«Annuario» dell’Accademia di Belle Arti di Venezia (Il Poligrafo), collabora inoltre con «Casabella». Ha partecipato a numerosi convegni internazionali sull’Alberti, della cui figura si occupa da anni; ha pubblicato le seguenti monografie e curatele: Le Barcellone perdute di Pepe Carvalho, presentazione di Manuel Vázquez Montalbán, Unicopli, Milano, 2000 (seconda edizione ampliata, 2011); La fatica del costruire. Tempo e materia nel pensiero di Leon Battista Alberti, Unicopli, Milano, 2000 (seconda edizione riveduta, 2004, con una Postfazione di Massimo Cacciari); Tomaso Buzzi 1900-1981. Il principe degli architetti, a cura di Alberto Giorgio Cassani, testi di Guglielmo Bilancioni, Alberto Giorgio Cassani, Enrico Fenzi, Alessandro Mazza, Paola Tognon, Electa, Milano, 2008; Leon Battista Alberti, La favola di Philodoxus (Philodoxeos fabula), a cura di Alberto Giorgio Cassani, prefazione di Carlo Angelino, il ramo, Rapallo, 2013; L’occhio alato. Migrazioni di un simbolo, con uno scritto di Massimo Cacciari, Nino Aragno, Torino, 2014. http://www.pendragon.it/persona.do?id=1760

http://www.accademiavenezia.it/scheda_docente.php?id=28

 Città e deserto costituiscono, per Michelangelo Antonioni, due facce di una stessa medaglia. In altre parole compongono un vero e proprio “simbolo”, secondo l’originaria etimologia: l’una rimanda all’altro, l’una si rispecchia nell’altro – e non è affatto detto che sia più facile vivere nell’una che nell’altro. Basterebbero, a dimostrarlo, film come Il deserto rosso, Zabriskie Point e Professione: Reporter. Due dei tre saggi, scritti tra il 2005 e il 2012, cercano di indagare questi due aspetti del cinema del maestro ferrarese. L’ultimo, invece, affronta il tema della “visione” e del mistero delle cose: la sparizione e al tempo stesso il “fondamento astratto” del mondo, secondo la celebre affermazione del regista ripresa nel finale di Al di là delle nuvole: «Noi sappiamo che sotto l’immagine rivelata ce n’è un’altra più fedele alla realtà, e sotto quest’altra un’altra ancora, e di nuovo un’altra sotto quest’ultima. Fino alla vera immagine di quella realtà, assoluta, misteriosa, che nessuno vedrà mai. O forse fino alla scomposizione di qualsiasi immagine, di qualsiasi realtà». Alberto Giorgio Cassani

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http://www.nazioneindiana.com/2012/09/29/la-visione-del-vuoto-in-memoria-di-michelangelo-antonioni/

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