NELLO QUILICI – MICHELANGELO ANTONIONI
Un sentito ringraziamento all’architetto Vieri Quilici per il prezioso dono che ci ha inviato. Un libro del 1941 dedicato al padre Nello Quilici, con un ricordo scritto da Michelangelo Antonioni.
Vieri Quilici (Ferrara, 29 gennaio 1935) è un architetto e docente italiano. Figlio del giornalista Nello Quilici e della pittrice Emma Buzzacchi, e fratello del regista Folco, si è laureato in Architettura a Roma nel 1961 e nel corso degli anni sessanta è stato assistente di due maestri dell’architettura italiana del Novecento: Adalberto Libera e Ludovico Quaroni. Su di loro, e più in generale sull’architettura e l’urbanistica in Italia nel XX secolo, ha scritto numerosi testi. Ha insegnato nelle Università di Palermo e Ginevra e dalla metà degli anni settanta è professore a Roma. La sua attività didattica è incentrata sui temi della casa e della progettazione urbana. I suoi studi sul Costruttivismo e sull’architettura sovietica sono stati pubblicati in diverse lingue e si inseriscono nel rinnovato interesse per le avanguardie storiche che si è sviluppato durante gli anni sessanta. Le sue ricerche nel campo del recupero urbano hanno trovato diretta applicazione nel corso degli anni settanta e ottanta con l’esperienza della riqualificazione dell’insediamento di Tor di Nona nel centro storico di Roma, dove si è cercato di salvaguardare il tessuto edilizio insieme a quello sociale. La sua attività professionale nel campo dell’edilizia economica e popolare è stata oggetto di un’ampia mostra retrospettiva a Ferrara (“Vieri Quilici a Ferrara, 1965-72″). Negli anni novanta, come progettista del Parco artistico, naturale e culturale della Val d’Orcia, ha coordinato un gruppo di intellettuali ed esperti tra cui Alberto Asor Rosa, Paolo Leon, Paolo Urbani e Giorgio Pizziolo.
Nello Quilici (Livorno, 21 novembre 1890 – Tobruch, 28 giugno 1940) è stato un giornalista e scrittore italiano. Secondogenito di sei fratelli e rimasto orfano del padre all’età di undici anni, Nello si trasferì con la famiglia a Modena, ospite di uno zio materno sacerdote che, provvisoriamente, lo indirizzò in seminario. Nel 1910, ottenuta la licenza liceale, si iscrisse al “Regio Istituto di Studi Superiori Pratici di Perfezionamento” di Firenze, dove frequentò le lezioni del corso di laurea in Lettere e Filosofia, per poi trasferirsi all’Università di Bologna, dove si laureò nel 1914 con una tesi su Honoré de Balzac. La carriera giornalistica di Quilici inizia nel 1909 con la collaborazione a La Voce di Giuseppe Prezzolini e al quotidiano fiorentino Nuovo Giornale. Durante il soggiorno a Bologna per gli studi, venne assunto come caporedattore del giornale felsineo Patria nel 1911 e, come direttore, l’anno successivo. Il primo libro di Quilici, Introduzione alla vita beata di G.A. Fichte viene pubblicato nel 1913. Allo scoppio della grande guerra venne arruolato quale sottotenente d’artiglieria ed inviato a combattere sul Carso, dove apprenderà la nascita del primo figlio Giovanni, avuto dalla moglie Virginia Cucchi. Dopo il congedo, Quilici riprese il lavoro di giornalista come corrispondente da Zurigo del Tempo e de il Resto del Carlino, quotidiano di cui divenne direttore nel 1921, pochi mesi dopo la morte della moglie, causata dalla tremenda “febbre spagnola”. Nel 1915 Quilici accettò l’incarico di caporedattore del Corriere Padano e si trasferì a Ferrara, divenendone direttore dopo pochi mesi. Sempre nel 1925, a Ferrara, conobbe la pittrice medolese Emma Buzzacchi, che sposò nel 1929 e dalla quale ebbe i figli Folco e Vieri. Collaborò a lungo col podestà Renzo Ravenna, del quale sostenne le numerose iniziative culturali, peraltro fortemente volute dallo stesso Balbo.
Corriere Padano
Il quotidiano fu fondato da Italo Balbo, gerarca fascista ferrarese, nell’aprile 1925. Ebbe sede in un palazzo del centralissimo Viale Cavour. Balbo ne fu anche il direttore per i primi mesi e in novembre, nominato Sottosegretario all’Economia Nazionale, offrì la direzione a Nello Quilici, caporedattore proveniente dal Corriere Italiano. Tra Balbo e Quilici si stabilì un sodalizio professionale che durò fino alla morte, avvenuta sullo stesso aeroplano nel cielo di Tobruch (Libia) il 28 giugno 1940. Quilici trasformò il Corriere Padano da foglio politico a strumento d’informazione culturale, raccogliendo nelle sue pagine firme di grande valore. In pochi anni le vendite salirono dalle iniziali 3.000 a 40.000 copie giornaliere. Il 9 maggio 1927 fu inaugurata l’edizione del lunedì; nel 1928 fu assorbita la concorrente Gazzetta ferrarese. Nel 1931 il «Corriere» aveva cinque redazioni (Ferrara, Ravenna, Forlì, Faenza e Verona) più un ufficio di corrispondenza a Roma. Le pagine culturali furono dirette da Giuseppe Ravegnani dal 1929 al 1943. La terza pagina del Corriere Padano si distinse per i contributi aperti a tutte le correnti culturali. Vi scrissero autori noti come Ernesto Buonaiuti, e cominciarono a scrivere sul Corriere anche future celebrità come Giorgio Bassani, Luigi Preti e Michelangelo Antonioni. Il «Corriere» si pose all’avanguardia nel dibattito sul romanzo, con inchieste (ampia quella del 1932), recensioni di giovani autori italiani (fra i quali emergono Moravia e Vittorini) e degli autori europei ed americani (tra cui Joyce, Kafka, Dos Passos e Joseph Roth). Sul versante poetico, il «Corriere» puntò ad individuare nuove tendenze. Gli autori privilegiati furono Ungaretti, Quasimodo e gli ermetici. Ma anche Umberto Saba venne seguito con attenzione, mentre Montale si impose in un secondo momento. Proprio sulle pagine del quotidiano ferrarese, Giovanni Titta Rosa propose per Giulio De Benedetti la definizione di “critica psicologica integrale” recensendo i suoi Saggi critici.
Autori pubblicati
Narratori
Arrigo Benedetti, Massimo Bontempelli, Vitaliano Brancati, Giovanni Comisso, Filippo De Pisis, Guido Piovene, Alberto Savinio, Mario Soldati, Federigo Tozzi, Luchino Visconti, Elio Vittorini,
Poeti
Attilio Bertolucci, Libero Bigiaretti Vincenzo Cardarelli, Corrado Govoni, Eugenio Montale, Marino Moretti, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti.